Toxic

Mascolinità, femminismo, politica e veleno. 

Da Playlist, il meglio del 2018, il numero 6 di Internazionale extra, e non solo, apprendiamo che la parola dell’anno è Toxic.

Lo afferma l’Oxford Dictionary. La parola riassumerebbe lo stato d’animo dell’intero anno trascorso. Il termine è entrato nella lingua inglese a metà del seicento, dal latino toxicus, avvelenato.

Toxic ha vinto contro “incel”: celibe involontario, una sottocultura di bianchi eterosessuali frustrati sessualmente e inclini ad atti di violenza, e “techlash”: coniata dall’Economist per definire il “contraccolpo”, il “rinculo”, dei colossi del web come Facebook e Google.

Toxic non sarebbe stato scelto dall’Oxford Dictionary solo in base a dati statistici, query su Google, numero di articoli pubblicati che riportano questo termine, ma per come la parola è entrata a far parte del dialogo pubblico: dal clima “avvelenato” del dibattito politico, in particolare sul fronte Brexit, all’uso fatto dal movimento #MeToo parlando di “mascolinità tossica”.

La mascolinità tossica è uno dei modi in cui il patriarcato danneggia gli uomini attraverso stereotipi, aspettative e luoghi comuni macisti. Una mascolinità “obbligata” che viene spinta sugli uomini dagli uomini ma anche e anche da alcune donne.

Ecco degli esempi:

  •  i “veri uomini” soni forti e non devono mostrare le loro emozioni;
  • un vero uomo non può essere vittima di abuso, e parlarne è qualcosa di cui vergognarsi;
  • i veri uomini devono essere pronti sempre a dimostrare la loro forza con la violenza;
  • i veri uomini non sono interessati alla genitorialità;
  • il vero uomo deve essere sempre pronto al sesso.

Questa è una piccola parte degli esempi relativi alla mascolinità tossica.

Parimenti, nel 2018 il termine patriarcato è stato pronunciato tantissime volte, più volte di quante possa essere stato digitato in rete non solo in correlazione a toxic masculinity, ma anche grazie alla ribalta del movimento femminista che in tutto il mondo, da Buenos Aires al Rojava, lotta contro le discriminazioni di genere.

Da questa analisi viene fuori un lessico che è palesemente specchio del contesto attuale dominato da una classe politica antiabortista e protezionista rispetto all’idea della famiglia tradizionale, omofoba e quindi (ancora una volta) patriarcale e mascolinamente tossica.

Consultando Google Trends oltre a toxic masculitiny, ritroviamo anche anche “relazioni tossiche”, “rifiuti tossici”, “roghi tossici”, “alghe tossiche”, plastica che avvelena gli oceani, ambienti di lavoro tossici ed altrettante correlazioni…tossiche!

Ma non solo.

Per la felicità di tutte le teenagers dei primi anni del 2000, su Google Trends nelle ricerche correlate, troviamo anche Britney Spears, con la canzone Toxic e relativa query “Toxic lyric”.

Insomma, questo 2018 è stato un “gelato al veleno” (citando Gianna Nannini).

Tutto questo veleno si traduce in inquinamento, malattie, soprusi e sessismo.

Cosa fare?

Ci vuole un antidoto per depurarsi. Ce lo ripetono in tanti modi e tutti i giorni, i movimenti ambientalisti e transfemministi. Forse è giunto il momento di prenderne consapevolezza.

Una cosa è certa, l’Oxford Dictionary ci esorta implicitamente a porre in cima, tra i buoni propositi per il 2019 una disintossicazione epocale!